GIULIO ORSINI, India e Buddismo antico. — Torino — Bari, G. Laterza e F. 1904.
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Nella gerarchia libresca, accanto ai volumi magni e sacri, son quelli che io chiamerei i trovieri ed i menestrelli dello spirito, cui ufficio è il portare alle nostre terre. le ballate e le romanze più facili di qualche lontana Provenza, o suggerire amichevolmente all'anima noiata di tumulto e di frastuono qualche selva ombrosa o qualche riva solitaria; esser guida di spirituali viaggi, rammentatori dell'antica bellezza del mondo prima che l'uomo la corrompesse.
Tale è questo lavoro del De Lorenzo, vasto più che profondo, come un lento fiume che lambisce all'intorno molte terre ma che si porta pochi detriti fino alla foce. Dopo raffrontato il parallelo svolgimento del pensiero indiano e greco, giunti a fiore l'uno dopo le scuole orfiche e pitagoriche in Platone, l'altro dopo l'ascetismo bramanico in Gotamo Buddho; l'A. espone le più recenti scoperte archeologiche che fissano l'anno ed il luogo di nascita di Gotamo; gli studi del Neumann, dello Schultze, dello Zimmermann etc. e narra la vita del Sublime, santo, perfetto, svegliato, dalla rinunzia dei fasti, al raggiungimento dell'estremo nirvana.
Gotarno Buddho fu un distruttore ed un mirifico creatore. Giocondamente negata ogni divinità, respinta la superstizione ed il panteismo edonistico, sostituito all'anima eterna l'universo cosciente costituito da una sestupla sestuplicità; egli stabilì la sua regola di vita per spengere nell'apatheia ogni sete d'esistenza e serenamente volgere alla morte desiderabile fine e coronamento d'ogni essere. Estinguere con ogni passione il vano circolo della vita, coprirsi dal dolore con una nobile corazza d'oro e di gemme, ecco lo scopo di quella regola, che nessuno dio vigila e dove l'uomo superbamente si trova responsabile del proprio destino, in modo così opposto alla lacrimosa etica cristiana. Si tratta d'infranger la catena causale d'ogni afflizione che ha per rigidi anelli: l'ignoranza, la distinzione, la coscienza, l'immagine concetto, la sestupla regione, il contatto, la sensazione, l'attaccamento e l'essere (Wille di Schopenhauer): con l'aiuto delle quattro pratiche e sante verità del dolore, dell'origine del dolore, dell'annientamento del dolore, della via che mena all'annientamento del dolore: e col mortale sussidio della sapienza, mezzo e non fine: «Zattera improvvisata che s'abbandona dopo varcato il fiume.»
L'intento critico di paragonare il pensiero del Buddho a quanto di prossimo giunse consapevole o no lo spirito europeo, desta le pagine più originali del libro del De Lorenzo. Così circa la forma dialogica e l'aforisma sono istituiti confronti con Platone e Nietzsche, e sotto molteplici altri punti di vista con S. Francesco, Meister Eckhart, Shakespeare, Giordano Bruno, Kant, Schopenhauer, Leopardi, Wagner, ecc. La parte biografica e filosofica è principalmente costituita di dialoghi e discorsi scelti dal Majjhimankayo (trad. Neumann) e perciò è ricca della più immaginosa e solenne poesia.
Ai numerosi studi buddistici più recentemente pubblicati in Germania, in Inghilterra ed in America, l'Italia ha da poco aggiunto oltre quello del De Lorenzo un altro notevole del Costa. Onesto universale movimento verso l'antichissima saggezza indiana desta interesse. Quale oroscopo potremo trarne? S'accorge forse l'umanità che è vana la sua caccia d'idee, e che in ogni farfalla presa e spogliata delle meravigliose ali si nasconde il solito freddo vermiciattolo?
O cerca di consolar con dolci ricordi la sua debole senilità, evocando le sue pure e gigantesche culle, e gli editti e le leggi della fanciullezza incisi sulle tombe e gli archi delle città sepolte nelle jungla, e sulle vive rupi dell'Himalaya?
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